casa Giardo

E’ un po’ di tempo che non aggiorno il blog, tanto lavoro e tanti impegni da una parte e purtroppo tante cose brutte e inquietanti che succedono in giro per il mondo sulle quali ci sarebbe moltissimo da dire ma che preferisco commentare in silenzio. Il silenzio è da una parte espressione di dolore e rispetto e allo stesso modo comunica sdegno e inquietudine. Tornando al lavoro, sabato 9 aprile sarò a Torino Comics a firmare un disegno sulla Guerra dei Mondi, e ogni riferimento a fatti reali è puramente casuale.

Una volta di una persona di una certa età piena di vigore e interessi si diceva: “Ha l’entusiasmo di un ragazzino”. In questo periodo sto lavorando ad alcuni progetti con dei coetanei. Gente dai quaranta ai cinquant’anni e oltre. Gente che dopo una giornata di duro lavoro magari tira tardi fino alle due, tre di notte fantasticando sulle cose da fare, con gli occhi che brillano di entusiasmo quando si discute, si progetta, si costruisce insieme. Per contro vedo in giro una gran maggioranza di giovani che trascinano a fatica i piedi e parlano del nulla bofonchiando monosillabi. Non voglio generalizzare, non sono tutti così per fortuna, ma quelli che si distinguono è perchè hanno l’entusiasmo e l’energia di un uomo di mezza età.

Estratto dalla pagella del primo quadrimestre di mio figlio, prima superiore… Sex Orale a tutto andare!? Non ci sono più le scuole di una volta…

Splendido compito per le vacanze di Natale assegnato dalla professoressa di italiano a mio figlio: leggere “Farenheit 451”. Titolo che più o meno tutti conoscono no? Sì, insomma, quello dove bruciano i libri… Io ne conoscevo la trama però non lo avevo mai letto. Forse da bambino avevo visto il film di Truffaut in tv, ma ero troppo piccolo per apprezzarlo. Quindi ho colto l’occasione per leggerlo insieme a mio figlio e sono rimasto meravigliato dall’attualità e dall’universalità delle tematiche affrontate in questo piccolo capolavoro.  Cito uno dei passaggi che più mi ha colpito. “Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta. La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita”.

Eh, sì, ogni tanto fare i compiti dà soddisfazione.

..non sapevo ancora cosa significasse indossare la maglietta rossa secondo le regole del mondo di  Star Trek… (Per la cronaca, io sono la maglietta rossa in basso a destra)

Secondo teaser per la serie di webisodes che ho ideato. Ho giocato a fare il fantasmino. Mio figlio ha visto il filmato, ha avuto gli incubi e così la scorsa notte ho dovuto dormire per terra nel sacco a pelo nella sua cameretta. In realtà ho tentato di mandarlo a dormire con la mamma proponendo uno scambio di letto, ma dieci minuti dopo il ragazzo è tornato dicendomi che non riusciva a dormire perchè la mamma russava… Ben mi sta, così imparo a giocare al fantasmino.

Da tempo un caro amico cerca di convincermi a tornare a giocare a pallone. Da ragazzo giocavo in porta. A me piacerebbe da matti, ma mi sono sempre trattenuto perchè, sostanzialmente, ho paura di farmi male. L’operazione che ho subito anni fa mi rende un soggetto a rischio, in più metti mai che mi sloghi un polso e che debba rimanere fermo col lavoro per un paio di settimane… Tragedia! Stavolta però ho ceduto. Mi sono presentato in campo con la mia maglietta rossa e i calzettoni gialli, per giocare non come portiere ma come attaccante. Al calcio di inizio ho subito toccato la palla che ho passato ad un mio compagno il quale, dopo una galoppata sulla fascia me l’ha restituita al limite dell’area avversaria. Vedo la porta, mi allungo verso il pallone preparandomi per il tiro e mi sento mancare la terra sotto i piedi. Finisco in una buca profondissima e vado a sbattere la testa. Contro il comodino del mio letto. Mi risveglio per terra con un bernoccolo in fronte; in tutta la vita non mi era mai capitato di cadere dal letto. A 46 anni sono evidentemente troppo vecchio anche solo per sognare di giocare a pallone.

Amarcord… Rimettendo a posto un po’ di cose è saltata fuori una vecchia brochure di presentazione dell’agenzia di pubblicità Classic dove lavoravo nella mia vita precedente, quando ero giovane e avevo i capelli! Stento io stesso a riconoscermi nella foto del “paginone centrale” in mezzo a tutto lo staff!

Dopo mesi di attesa ecco che sul tetto di casa sono finalmente arrivati i pannelli fotovoltaici. Considerando le sfighe varie che mi hanno colpito negli ultimi tempi, posso affermare tranquillamente che, al momento della prossima attivazione dell’impianto tra circa un mese, nella provicia di Torino inizierà il periodo della nuova glaciazione. Durerà vent’anni.

Oggi mia mamma, che tra l’altro compie 81 anni, mi ha chiesto se si riusciva a trovare un beccuccio a spazzola di ricambio per il suo aspirapolvere. Ho fatto una ricerca su internet e ho scoperto che l’unica possibilità di scovare quel pezzo era presso un antiquario o qualche collezionista di oggetti antichi. Già, perchè il fedele aspirapolvere di mia mamma è un Hoover Costellation del 1960. Un gioiello di tecnologia e design che ti segue fedele come un cagnolino per tutta la stanza sostenuto da un cuscinetto d’aria. Un aspirapolvere di cinquant’anni fa. Cinquant’anni! Parallelamente in questi giorni mi trovo a dover portare in riparazione un televisore lcd, sempre di mia mamma, che ha tirato le cuoia dopo soltanto un anno dall’acquisto. D’accordo che è ancora in garanzia, però questa cosa è il sintomo di come sono cambiate le cose in cinquant’anni. La tecnologia di allora era fatta per durare, quella di oggi è usa e getta. E’ il progresso.

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