In una galassia lontana il pianeta Krypton è prossimo alla fine, ma solo lo scienziato Jor -El se ne preoccupa perchè i suoi concittadini sono invulnerabili grazie al sole rosso che li tempra dall’alba al crepuscolo. Jor ha un bimbo bellissimo, ma calvo come Mastro Lindo e spilungone e dinoccolato come Ichabod Crane, sebbene abbia pochi mesi di vita. Il suo fisico combatte la radiazione rossa e quindi è vulnerabile a qualsiasi cosa: uno spiffero d’aria, un song di Fabri Fibra, la linea della Duna. Papi El non si perde d’animo e costruisce una astronave che possa portare il suo cucciolo perticone e dalla coccia lustra a conoscere alieni intelligenti, ma non troppo, che sappiano incerottarlo quando serve. Kal viaggia per il cosmo infinito e cade sulla Terra , ma a differenza di Bowie, infila la punta del suo missile nel territorio di un cartoonist che sta pensando ad una serie su degli omini blu che difendono il loro micro mondo da un ceffo, per loro gigante, e dal suo gattaccio. Il disegnatore ha un discreto talento, ma gli occorre un modello per riprodurre le espressioni dei dannati omuncoli e Kal arriva a fagiolo nella sua tutina asettica con lo stemma della casa di El. I primi anni sono divertenti, ma passare tutto il tempo a spararsi le pose e fare le faccette buffe farebbero di un santo stilita un serial killer. Una sera, poco dopo il crepuscolo, il giovine Kal prende la scusa di un appuntamento con il parrucchiere – il suo papà adottivo rifletterà solo troppo tardi sul fatto che a suo figlio non serve una sforbiciatina – ed è già lontano quando lo studio prende fuoco. Peyo non riuscirà a salvare nemmeno una tavola. Il cinismo lo porterà, con uno pseudonimo, a creare un cartone animato ripieno di una famiglia dalla epidermide gialla in cui spicca un monello. So goes life.
Che carino… il pigia-mone !!
In una galassia lontana il pianeta Krypton è prossimo alla fine, ma solo lo scienziato Jor -El se ne preoccupa perchè i suoi concittadini sono invulnerabili grazie al sole rosso che li tempra dall’alba al crepuscolo. Jor ha un bimbo bellissimo, ma calvo come Mastro Lindo e spilungone e dinoccolato come Ichabod Crane, sebbene abbia pochi mesi di vita. Il suo fisico combatte la radiazione rossa e quindi è vulnerabile a qualsiasi cosa: uno spiffero d’aria, un song di Fabri Fibra, la linea della Duna. Papi El non si perde d’animo e costruisce una astronave che possa portare il suo cucciolo perticone e dalla coccia lustra a conoscere alieni intelligenti, ma non troppo, che sappiano incerottarlo quando serve. Kal viaggia per il cosmo infinito e cade sulla Terra , ma a differenza di Bowie, infila la punta del suo missile nel territorio di un cartoonist che sta pensando ad una serie su degli omini blu che difendono il loro micro mondo da un ceffo, per loro gigante, e dal suo gattaccio. Il disegnatore ha un discreto talento, ma gli occorre un modello per riprodurre le espressioni dei dannati omuncoli e Kal arriva a fagiolo nella sua tutina asettica con lo stemma della casa di El. I primi anni sono divertenti, ma passare tutto il tempo a spararsi le pose e fare le faccette buffe farebbero di un santo stilita un serial killer. Una sera, poco dopo il crepuscolo, il giovine Kal prende la scusa di un appuntamento con il parrucchiere – il suo papà adottivo rifletterà solo troppo tardi sul fatto che a suo figlio non serve una sforbiciatina – ed è già lontano quando lo studio prende fuoco. Peyo non riuscirà a salvare nemmeno una tavola. Il cinismo lo porterà, con uno pseudonimo, a creare un cartone animato ripieno di una famiglia dalla epidermide gialla in cui spicca un monello. So goes life.